Ringrazio la persona che mi ha permesso di pubblicare la lettera che qui riporto integralmente.

I nomi reali sono stati da me sostituiti con nomi di fantasia.

“Ciao Papà,
sono giorni, mesi, anni che avrei voglia di parlarti, di sedermi sul divano con te e poterti serenamente e finalmente far sentire e capire come mi sento e quello che provo.
Non ci riesco e non ci sono mai riuscita perché sono arrabbiata, perché sono triste, perché sono ferita e perché ho sempre la sensazione che le mie parole, i miei pensieri e le mie idee ti infastidiscano e ti facciano solo arrabbiare.
Per anni ho cercato, e sto cercando tutt’ora di farmi vedere da te, di farmi apprezzare e riconoscermi quello che sono diventata e che sono riuscita a costruire.
Sono una donna forte, determinata, sensibile ed educata che ama il suo uomo in un modo che poche persone hanno la fortuna di provare, Francesco mi rende infinitamente felice e completa, sai papà?
Sono una mamma che cerca di crescere al meglio delle sue capacità tua nipote, al meglio di quello che posso e che so.
Se mi dovessi riconoscere in quello che mi arriva dalle tue parole e dai tuoi atteggiamenti, vedrei una persona inaffidabile, mai all’altezza della situazione e sempre in costante bisogno di aiuto perché incapace di essere adulta, autonoma ed indipendente.
Dentro di me io so che tu non pensi queste cose di me, ma allora perché non me l’hai mai detto papà?
Sei orgoglioso della donna che sono diventata papà?
Sei orgoglioso di quello che sto cercando di costruire papà?
Ti manco papà?
A me manca non raccontarti le mie giornate in una sciocca chiacchierata al telefono, senza il pensiero di sentirmi chiedere alla terza parola “altre novità importanti Agnese?”, quelle che ti ho raccontato papà sono novità importati per me…
Mi manca non raccontarti qualsiasi stupidata senza il pensiero di non essere ascoltata perché stai giocando al computer o senza il pensiero di sentirmi dire che dovrei crescere.
Mi manca non potermi confrontare costruttivamente con te quando ho un problema senza paura di farti arrabbiare e vederti andare via sbattendo la porta.
Mi vuoi bene papà? Sai che non lo so se me ne vuoi? Sai che non me l’hai mai detto?
Nemmeno io te l’ho mai detto, ma io ti voglio bene papà, nonostante tutto ti voglio bene.
Riconoscimi quello che sono diventata oggi, e riconosciti che lo sono diventata anche grazie a te.”

Figli/Genitori… “Ciao Papà, sono giorni, mesi, anni che avrei voglia di parlarti…”

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